E' morto. No, è vivo ma molto ammalato. Da notizie della sua salute a ministri e generali pakistani. No, aspetta, in Pakistan la Jaish-e-Mohammed non esiste. Negli ultimi due mesi, su Masood Azhar e la Jaish-e-Mohammed è stato detto tutto e il contrario di tutto. Ma questa è una storia che Mario Puzo avrebbe amato scrivere se solo avesse conosciuto il Pakistan e le sue organizzazioni terroristiche. A ben guardare, infatti, la Jaish-e-Mohammed è strutturata e gestita esattamente come una vecchia organizzazione mafiosa negli anni Cinquanta, in America o nel sud Italia, e adotta le stesse strategie. Si basa sui legami di sangue: il sangue che scorre nelle vene dei membri della famiglia e il sangue che versano tutti assieme tempestosamente per aumentare il loro potere. Perché, alla fine, tutto riguarda il potere e il mantenimento del potere all'interno della famiglia. In questa storia, Masood Azhar potrebbe interpretare il ruolo di Don Vito Corleone, il fondatore, Padre e Padrino. Una parte della storia è più o meno conosciuta. Masood è nato e cresciuto a Bahawalpur, suo padre era un chierico Deobandi e si è assicurato che suo figlio ricevesse gli insegnamenti dell'internazionale jihadi. Masood Azhar si è laureato alla Madrasa di Jamia Ulum, un'istituzione strettamente legata all'organizzazione terroristica Harkat-ul-Ansar (HuA), fondamentale per il sostegno e l'indottrinazione delle truppe jihadi destinate a combattere contro le forze indiane in Kashmir. Viene arrestato ad Anatnag durante una visita in J&K per coordinare le attività del gruppo terroristico della Harkat-ul-Jihad-al-Islami. HuA fa del suo meglio per liberare Masood dalla custodia indiana, incluso rapire dei turisti stranieri. Ma, e qui la famiglia inizia a mostrare il suo volto, viene rilasciato, insieme ad altri due terroristi in cambio degli ostaggi, solo dopo il dirottamento di un volo della Indian Airlines in rotta verso Kathmandu. Il fratello maggiore di Azhar Ibrahim Azhar era tra i dirottatori, e il dirottamento era stato pianificato da suo cognato Yusuf Azhar e da suo fratello minore Abdul Rauf Asghar. Azhar viene accolto in Pakistan come un trionfatore, e gli viene permesso di arringare una folla di circa 10.000 persone a Karachi. Subito dopo, con il supporto dell'ISI, il buon Masood lancia un nuovo gruppo jihadi giurando di distruggere l'India e liberare il Kashmir. Il gruppo è la Jaish-e-Mohammed, e un anno dopo la sua fondazione conduce un attacco contro il Parlamento indiano. Da allora ha ampliato le sue attività e le sue funzioni. E' meno noto invece il fatto che la JeM lavora come un'impresa a conduzione familiare. In perfetto stile mafioso, le attività legali funzionano in modo indipendente e coprono quelle illegali. Il gruppo terroristico possiede numerose proprietà immobiliari e non in Pakistan e nel kashmir pakistano: madrasse, centri di addestramento, formazione e training e centri da cui la sua organizzazione di beneficenza, l'Al Rahmat Trust gestisce i suoi servizi in tutto il paese. I fratelli e i cognati di Masood Azhar hanno controllano il funzionamento e i modi di finanziamento del gruppo. Abdul Rauf Asghar, fratello minore di Azhar, è attualmente l'Amir de facto della JeM, probabilmente a causa della cattiva salute di Masood. I due fratelli maggiori Ibrahim Azhar e Modh Tahir Anwar sono rispettivamente il supervisore delle operazioni afghane e il comandante delle truppe della JeM. Anche i due fratelli minori sono importanti funzionari del gruppo: Talha Saif è il responsabile dell'ala studentesca mentre Mohd Ammar supervisiona la pubblicazione del settimanale della Jaish, Al Qalam. Almeno quattro dei sei cognati di Masood sono associati alla JeM. Tre di loro, Mohd Anas, Mansoor Ahmed e Abdul Rasheed si occupano con diverse funzioni della JeM Markaz Usman-O-Ali a Bahawalpur. Il quarto, Yusuf Azhar era responsabile dell'ormai famoso campo di addestramento JeM a Balakot. Negli ultimi anni, anche la seconda generazione della famiglia di Masood è entrata nei ranghi della JeM, nella gerarchia amministrativa e operativa. I due figli di Azhar, Abdullah e Waliullah, sono coinvolti rispettivamente nelle operazioni armate in Afghanistan e nella formazione di jihadi. Almeno tre dei suoi nipoti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza indiane in J&Knegli ultimi anni. La famiglia, come ogni Famiglia che si rispetti, non ha trascurato i collegamenti con l'estero. Il fratello minore di Masood, Talha, è sposato con una cittadina britannica, e anche sua sorella Safeya Bibi ha sposato un cittadino inglese. Il marito di Safeya, Md. Anas, gestisce i negozi della JeM Markaz a Bahawalpur. Le connessioni della famiglia nel Regno Unito sono state costruite durante la raccolta fondi e la visita di reclutamento nel Regno Unito di Masood Azhar nel 1993. Durante questa visita Masood ha tenuto discorsi in grandi raduni di moschee e istituzioni islamiche come la Madina Masjid a Blackburn e la moschea Faizan-e Madina a Burnley. Nel frattempo, alcuni membri della famiglia, compresi i fratelli della moglie di Masood, Shazia, e alcuni dei suoi zii paterni si sono stabiliti in Arabia Saudita. L'Al-Rehmat Trust è la principale fonte di reddito per la JeM e continua a funzionare nonostante sia stata dichiarata fuorilegge da diversi paesi. Dati i legami all'estero, non è una sorpresa che la Terror Enterprise abbia una rete di finanziamento mondiale: il denaro proviene dall'Arabia Saudita, dal Regno Unito e da altri paesi europei. Di recente, la Francia ha congelato i conti bancari dell'organizzazione. Il Pakistan, ovviamente, non l'ha mai fatto. E ancora blocca, con la connivenza della Cina, il tentativo dell'ONU di dichiarare Masood Azhar "terrorista globale". Anche se gli manca un Michael Corleone, la Famiglia Jaish ha fatto quello che avrebbe fatto la famiglia Corleone: penetrare lo Stato e il cosiddetto Deep State. Azhar, come Vito Corleone, ha fatto al Pakistan “un'offerta che non si può rifiutare”: la jihad in Kashmir. E adesso il Pakistan è tenuto a restituire il favore, anche se significa mandare in bancarotta il paese. Cose che succedono, quando si fa un patto col diavolo.Francesca Marino