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Il fascino discreto del soft-power cinese
  • Xi Jinping
    Xi Jinping
Nell’ ambito della ristrutturazione avviata dall’ uomo forte Xi Jinping - che ormai ha concentrato il potere nelle sue mani dopo aver spazzato via tutte le opposizioni interne sotto la copertura della “lotta alla corruzione” - il Partito Comunista Cinese ha rafforzato in modo estremamente significativo il dipartimento chiamato United Front Work (UFW), responsabile della penetrazione dell’ influenza cinese nel resto del mondo. Il dipartimento, ha scritto il South China Morning Post, assorbira’ una serie di uffici statali oggi indipendenti, tra cui quelli che si occupano della religione e delle minoranze.

Secondo Bethany Allen-Ebrahimian, una giornalista e sinologa che scrive, tra l’ altro, sulla rivista Foreign Policy, la presenza cinese all’ estero e’ cresciuta fortemente negli ultimi cinque anni ed e’ destinata a continuare su quella strada. “Finora - ha sostenuto - tutta l’ attenzione dei servizi d’ informazione cinesi e’ stata concentrata all’ interno del paese. In questi ultimi anni Pechino ha cominciato a guardare con piu’ interesse all’ estero, suscitando preoccupazioni e interventi legislativi in vari paesi”.

Negli USA e’ stata recentemente presenta una proposta di legge rivolta a contrastare l’ attivita’ degli Istituti Confucio, le istituzioni nate e tuttora presentate dalle autorita’ cinesi come strumenti per la collaborazione culturale con gli altri paesi che sono state accusate di essere null’ altro che degli strumenti creati per espandere l’ influenza e il controllo del governo di Pechino. La proposta prevede che gli stessi Istituti Confucio e altre istituzioni analoghe siano obbligate a registrarsi come agenti di un governo straniero in base al Foreign Agents Registration Act (FARA), una legge varata nel 1938 per contrastare la propaganda della Germania nazista. Inoltre, secondo la proposta, le Universita’ dovranno rendere pubbliche tutte le donazioni superiori a 50mila dollari che ricevono da individui o istituzioni straniere, mentre oggi sono tenute a farlo solo per quelle superiori a 250mila dollari (alcuni Istituti Confucio hanno fatto donazioni a Universita’ americane per cifre tra 100mila e i 150mila dollari).

I provvedimenti sono stati proposti dopo una serie di denunce di studenti e professori che hanno portato alla luce le intimidazioni e i ricatti con i quali Pechino tiene sotto controllo non solo gli studenti ma intere comunita’ cinesi all’ estero. Il Partito Comunista Cinese ritiene infatti che non solo i cittadini della Repubblica Popolare, ma tutti gli individui di origine cinese siano “sudditi del Figlio del Cielo”, cioe’ che debbano in ultima analisi ubbidirgli. Nulla lo illustra meglio del caso di Gui Minhai, uno dei cinque librai di Hong Kong perseguitato dalle autorita’ cinesi per aver pubblicato libri critici del regime. Gui e’ un cittadino svedese e fu rapito da agenti cinesi mentre si trovava in Thailandia, in una doppia violazione della sovranita’ di altri paesi. I media di Stato cinesi hanno piu’ volte sottolineato che quella svedese non e’ la sua “vera” nazionalita’ e che in realta’ deve essere considerato cinese. Il governo di Stoccolma ha invano chiesto a quello di Pechino di rispettare i suoi diritti di cittadino straniero detenuto in Cina - per esempio consentendo le periodiche visite di diplomatici previste dagli accordi internazionali e da quelli bilaterali.

In Australia il problema della crescente influenza cinese e’ al centro di accese polemiche dopo la pubblicazione del libro “L’ invasione silenziosa” scritto dall’ accademico Clive Hamilton - libro la cui pubblicazione era stata “rinviata” proprio a causa delle pressioni di Pechino. Poi, una sorta di rivolta dell’ opinione pubblica ha costretto l’ editore ad una precipitosa marcia indietro. Clive lancia una serie di gravi accuse. Secondo il professore, i due principali partiti australiani hanno perso la loro indipendenza dopo aver accettato sostanziose donazioni da cittadini cinesi legati al Partito Comunista; gruppi fedeli a Pechino hanno “preso il controllo totale” delle attivita’ della comunita’ cinese australiana; scienziati e accademici hanno condiviso con colleghi cinesi informazioni provenienti dalle ricerche piu’ avanzate e piu’ delicate, tra cui alcune attinenti alla sicurezza del paese. Il libro ha diviso in due il paese ed ha avuto conseguenze pesanti. Per esempio, il senatore Sam Dastyari e’ stato costretto a dimettersi dopo che sono stati resi pubblici i suoi legami con un finanziere cinese considerato “molto vicino” al governo di Pechino.

E in Italia, la situazione qual’e’? Ci sono almeno undici Istituti Confucio legati ad altrettante Universita’ tra cui La Sapienza di Roma, l’ Orientale di Napoli, la Ca’ Foscari di Venezia, la Cattolica di Milano…nel nostro paese, inoltre, Pechino puo’ contare sulla solidarieta’ (o sarebbe piu’ opportuno dire la complicita’) di tutto il mondo politico (o quasi): negli ultimi anni Pietro Grasso, gia’ presidente del Senato e ora leader di Liberi&Uguali, si e’ recato a Pechino dove ha tenuto una conferenza sulla “lotta alla corruzione”, avallando le purghe politiche di Xi Jinping; Paolo Gentiloni, allora ministro degli esteri, fu uno dei pochi esponenti occidentali a presenziare alla parata militare tenuta a Pechino nel 2015, a parole una celebrazione della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, in realta’ un minaccioso avvertimento ai paesi vicini, in particolare al Giappone, al Vietnam e all’ India. Ma il “lecchino d’ oro” va assegnato senz’ altro ad un altro ex-ministro degli esteri, il “maestro di sci” (o era di tennis?) Franco Frattini. In un’ intervista pubblica dall’ AGI il 3 marzo scorso, Frattini ha infatti esaltato Xi Jinping come democratico, progressista, aperturista e soprattutto “saggio”, dopo che erano stati aboliti il limiti temporali alle principali cariche politiche, cosa che gli permettera’ rimanere segretarito del Partito, presidente della Repubblica e capo delle forze armate fino a quando lo riterra’ opportuno. Di fatto, un messaggio di congratulazioni per aver fatto fuori le opposizioni e messo in galera, se non peggio, avvocati democratici, uighuri colpevoli solo di essere nati nel Xinjiang, tibetani e altre migliaia di cittadini innocenti. Sentite come il Nostro Eroe ha giudicato la creazione del consiglio di supervisione dell’ attivita governativa che Jerome Cohen, il piu’ grande esperto vivente del sistema legale cinese, ha definito “una sorta di Inquisizione con caratteristiche cinesi”: “La saggezza cinese - ha sostenuto l’ ex-ministro— viene sempre fuori: nel momento in cui rafforza un peso, crea un contrappeso”. Bravo Frattini! Lin Biao, il “fedele compagno d’ armi” del presidente Mao Zedong, l’ ideatore del “libretto rosso” morto poi in circostanze oscure, non avrebbe fatto di meglio!
Beniamino Natale
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